Elher?n, figlio di Al?gor, Faen-Hathel detto la ?BiancaLama?.

Razza: Elfo, Noldor.
Classe: Guerriero, Maestro d?Arme.
Allineamento: Caotico Neutrale.
Occhi: Neri.
Capelli: Neri.

I

In un effimero istante si ritrov? disteso sulla fresca erba mattutina e gli occhi alz? verso il cielo. Il tempo non aveva ancor cancellato l?immane sofferenza nel suo cuore? n? il vermiglio rivolo sulle sue mani.

Vennero entrambi alla luce il giorno della Dagor Bragollach, la battaglia della Fiamma Improvvisa. Fu il fato a scegliere quel particolare giorno, tuttora rimembrato dai pi? saggi quale inizio della rovina dei Primogeniti nel Beleriand. Elher?n ed Elegorm erano gemelli, fratelli di sangue e di stirpe e sovente coloro che a prima vista rivolgevano un superficiale sguardo ai due, non riuscivano a coglierne la profonda diversit?. Elher?n era il maggiore, pi? alto e pi? possente del fratello, ed eccelleva nell?arte della guerra e nell?uso delle lame. Era sempre pronto alla collera e meno disposto al perdono poich? una pura fiamma avvampava il suo animo. Elegorm invece era pi? docile, calmo e gentil d?animo. Pur essendo anch?egli prestante e destro preferiva maggiormente abbandonarsi ai piaceri del canto e della musica, ai poemi e alle antiche storie. La madre, Noldor della gente di Fingolfin, part? ad Ovest poco tempo dopo la nascita dei due. Nessuna lacera ferita o qualsivoglia terribile dolore celava il suo corpo immortale. Ma i pi? dissero che ella aveva consumato tutta s? stessa nel concepimento e che nulla pi? in quella terra avrebbe potuto sgravare il peso del suo languire. Il padre apparteneva alla gente di F?anor e fu tra coloro che tradirono Fingolfin e la sua gente in Araman, seppur minore fu il suo ruolo. A lungo fu trattato quale traditore dai parenti della sua sposa ma in seguito, col mutare di innumerevoli stagioni, gli antichi rancori vennero sopiti e i torti obliati.
Accadeva cos? a quel tempo che la grande Ombra a Nord fu di colpo destata, quale fiume da lungo tempo confinato in angusti argini. Gli Orchi dilagarono su tutto il Beleriand spingendosi a Sud e ad Ovest, respingendo gli assalti dei principi dei Noldor, poich? notevolmente maggiore era divenuto il loro numero durante i giorni dell?assedio di Angband.
Elher?n ed Elegorm, per tema della loro stretta discendenza con la stirpe di Fingolfin, vennero entrambi posti a capo di un moderato numero di guerrieri al servizio dello stesso Sire dei Noldor. Nonostante esiguo fosse il loro numero, sovente riportarono vittorie lungo tutta la costa del Mithrim grazie soprattutto all?abilit? in battaglia di Elher?n (che a quel tempo prese il nome di Faen-Hathel ?BiancaLama?) ed alla saggezza del fratello Elegorm. Ed in quel tempo celebri e stimate divennero le legioni sotto il loro controllo e la fama delle Bianche Armate (tale fu il nome attribuito ai due eserciti) si sparse per tutto il Beleriand divenendo ben presto sinonimo di vittoria e prestigio.
Accadde cos? che i fratelli vennero convocati dal loro padre, Al?gor figlio di F?nagor, ai quali comunic? i propri timori riguardo un forte numero di Uomini Neri e Orchi addentratisi all?interno dei confini dell?Hithlum, il regno di Sire Fingolfin. Non appena egli termin? il suo discorso fu Elher?n che per primo parl? e dure furono le sue parole.
?Allora saranno le lame dei Noldor a dare loro il benvenuto, padre mio, lasciate che siano le nostre truppe a ricacciare nel fango gli abomini invasori? e le fiere parole riecheggiarono come urla all?interno del palazzo. Elegorm guard? il fratello e rimase stranamente silente e pensieroso. Al?gor annu?.
?Dunque d? a voi il compito di preservare i confini. Cercate di essere prudenti? vi affiderei un numero maggiore di guerrieri se avessi tali disponibilit?, ma lungi dai nostri confini si combattono guerre ancor pi? sanguinose e? ?
?Non ? necessario, padre? interruppe la BiancaLama ?basteranno le Bianche Armate ad abbattere i nostri nemici e quand?anche??
?Invero Signore, le nostre truppe sono pronte? interloqu? con calma Elegorm ?e consce del rischio che intraprendono. Eppur il cuore mi parla in questo momento, e percepisco chiaramente che esso mi ammonisce del pericolo imminente per me, mio fratello e la mia gente?? e detto ci? chin? gli occhi. Voltatosi di scatto, Elher?n punt? sul fratello occhi che ardevano nel chiaro suo bel volto e, dapprima stupito, rest? freddamente ad ascoltare. Elegorm prosegu?.
?Non dico che non sarebbe ragionevole intervenire, ma? ? fece una pausa ??sento che forse ? meglio esitare qui ed approntare le nostre difese. Sferreremo l?attacco quando giungeranno i rinforzi da Sud? concluse. A quelle parole Elher?n si scosse e, in preda al risentimento, apostrof? il gemello con severit?.
?Che storie sono mai queste, fratello?!? Tu parli di fuga, di esitazione? E? la spada che ci protegge dal pericolo non il cuore. Dovrei condurre le mie truppe al sicuro e lasciare che quelle bestie commettano le loro nequizie all?interno della mia dimora? Cosa ci rester? se agiremo in tal modo? Preferirei giacere su sterminati campi di battaglia e tenere il mio ultimo respiro fine alla morte del mio nemico che fuggire come una donna, dalla mia dimora distrutta e dalla mia terra in fiamme!?. Tali furono le parole empie di rabbia di Elher?n Faen-Hathel in quel momento. Ed era l?ardore del suo spirito che parlava per lui, lo stesso fuoco che anim? suo padre e F?anor molto prima di lui. Elegorm parve intimidito dallo sfogo come di un animo persuaso ma non convinto.
?Spero che le tue parole non affrettino ci? che il destino serba per noi, fratello mio??.
?Sar? il campo a deciderlo questo. Adesso, padre mio, siamo pronti. Dar? l?ordine di partire all?alba? disse in conclusione Elher?n. Ma al ch? Al?gor replic?:
?E sia Faen-Hathel. Ma ascolta cosa ho da dirti infine. Presta orecchio alle parole di Elegorm, figlio di Al?gor, poich? foss?anche giunta la fine del mondo come noi lo conosciamo, esse non si riveleranno prive di significato. E qualora gli eventi seguano il loro corso, se tali siano benigni o infausti non ho il dono di sapere. Questo ? ci? che io vedo e ci? che io dico a te, Elher?n, figlio mio. Andate adesso, parlate agli eserciti, e preparatevi per il viaggio. Potete congedarvi ora? e i capitani lasciarono il palazzo. Ed erano scossi i loro animi e turbati i loro cuori seppur per tema del loro orgoglio nulla diedero a vedere.

II

Quel d? sorse un sole pallido ad Est. La fredda mattinata preannunciava un?incombente tempesta e la rugiada mesciuta alla pioggia della scorsa notte empiva i verdi calici delle foglie. I due capitani eran gi? desti da qualche ora e luccidando le cotte e le armi lucenti arringarono gli eserciti che avrebbero da l? a poco tempo condotto l?avanzata. Cos? senza degnarsi di uno sguardo poich? ancor pi? grande del loro legame era l?orgoglio di Elher?n, i due fratelli presero il comando delle loro milizie e le condussero in direzione della valle. Fu solo dopo qualche ora che le sentinelle ravvisarono l?armata nemica a poche miglia di distanza, accampata all?ombra delle colline per tema di trovar riparo dalla tormenta che imperversava nell?Hithlum. A quelle buone nuove Elher?n reag? di buon grado ritenendo quella essere davvero un?occasione propizia per tendere un?imboscata al nemico. Fu cos? che, senza proferir parola alcuna con il fratello, egli mosse alla carica spronando il proprio cavallo e suonando il corno, come Orom? tempo addietro nei boschi del Beleriand. Elegorm non ebbe il tempo di gridare nulla o se lo fece Faen-Hathel di certo non lo sent? ma spron? anch?egli il destriero poich?, pur essendo il suo animo contrario a quell?azione avventata, mai avrebbe lasciato solo il fratello che amava pi? di ogni altra cosa. La cavalcata dei Noldor, come lampo che scocchi da fitta nube, avanz? rapidamente tra l?alta erba. Il nemico d?altro canto, seppur maggiore fosse di numero, rest? sul momento frastornato poich? senza preavviso alcuno fu lanciato l?attacco e la forte tempesta imped? ad esso di ravvisare da che direzione provenisse il suono dei corni da guerra. La cavalcata presto si estinse e i nemici furono tutti abbattuti o messi in fuga. Elher?n scese dal cavallo compiaciuto e con sprezzo si avvicin? ai corpi dei caduti. V?erano inspiegabilmente molti pi? Orchetti che Uomini in terra ed alcuni tra questi era ancora in vita. Allora sfoderata la bianca lama, il capitano non mostr? piet? alcuna per i feriti e, ad uno ad uno, li trafisse a morte. Intanto arriv? Elegorm con il suo seguito e lentamente si avvicin? al fratello. Sceso anch?egli dal cavallo parl? ad Elher?n e tali, si narra tuttora, furono le parole che egli profer?.
?Non ti basta dunque uccidere i tuoi nemici? Devi necessariamente provare piacere nella morte altrui, fratello? Guarda questi corpi, i corpi di questi uomini, essi erano contadini nel loro paese, braccianti e lavoratori i quali furono costretti a lasciare le loro dimore poich? soggiogati da una forza a cui non poterono opporre resistenza, l?Ombra di Morgoth, l?Ingannatore. Quali colpe potresti dunque attribuire loro??. Ed allora Elher?n rise quasi ad un?insensatezza:
?La debolezza non ? forse una colpa? Essi sono stati soggiogati poich? deboli d?animo e caduchi di spirito! Ah?miseri, condividere la pazzia del loro Padrone, che sciocchi?? e detto ci? si prepar? ad infliggere il colpo di grazia all?ultimo ferito. Ma Elegorm d?un balzo gli ferm? la mano e con le lacrime agli occhi disse:
?No, fratello mio, la debolezza non ? una colpa. Non giuri colui che non ha mai veduto l?oscurit? di potersi addentrare nella notte pi? buia. Spesso usiamo dimostrare a noi stessi la nostra forza, e la prestanza, ma vi sar? sempre?? s?interruppe e mai termin? quella frase. D?un tratto l?espressione del suo bel viso mut? e il dolore dipinse sul suo volto un?agonia senza fine. Una lama attraversava il collo del giovane Elfo e dalla ferita sua lacera sgorgava un fiume purpureo che gli ricopr? dolcemente le mani e la tenue erba in terra. In un infinito istante Elher?n percep? il corso del tempo rallentare ed infine bloccarsi. I suoi occhi non si erano avveduti dell?uomo ferito ridestatosi bieco e di certo non riuscirono a scorgerlo mentre brandiva la piccola spada negra ed empia di sangue che seco portava. L?assassino difatti a tradimento si era levato alle spalle del fratello di lui e con un?insana follia dipinta negli occhi trafisse l?Elfo alla gola. Il gemito strozzato di disperazione e dolore raggiunse alle orecchie di Elher?n e, come se fosse stato legato al fratello da un filo invisibile e sottile, prov? nello stesso istante un immane spasmo. Rimase in ginocchio impietrito e silenzioso e il suo corpo pi? non si mosse. Intanto l?assassino, gridando come in preda ad un?estasi ultraterrena, cominci? a scappare e a farneticare parole d?esaltazione nella sua lingua natia. Ma non fece che pochi passi prima di soccombere sotto un gran numero di dardi. E prima di cadere in terra l?uomo lanci? un ultimo grido, un terribile grido di morte, come un richiamo destinato a lontani ascoltatori. E presto si udirono altre grida tutte intorno alla collina e risposte al di l? della valle. D?un tratto sbucarono dalle cime delle colline migliaia di esseri ripugnanti, Uruk-Hai dalla pelle squamata e dalle pesanti scimitarre avvelenate. Erano una moltitudine, molto pi? numerosi dei caduti della valle. L?imboscata per la quale avevano sacrificato i loro compagni stava per dare i propri frutti e come una negra valanga che inondi un piccolo boschetto di montagna, le bestie attaccarono gli Elfi rimasti nella gola. E fu una strage.
I corpi degli Orchi caddero numerosi sotto i colpi dei soldati elfici ma il loro numero non pareva diminuire. L?attacco dur? parecchie ore e seppur gli Uruk-Hai fossero stati decimati, l?esercito elfico cominci? a soccombere sotto il peso dei numerosi nemici.
In quel frattempo Elher?n era rimasto immoto, con gli occhi velati, nella tempesta, sul corpo del fratello. Rest? impietrito come una scultura di ghiaccio e il cuore suo non riusciva ancora a capacitarsi di ci? che era avvenuto. Furono le grida del suo luogotenente che lo ridestarono e lo riportarono su questo mondo. Ed allora come un sonnambulo si lev?, spade alla mano e si dice che nessun guerriero riusc? mai a combattere animato da una tale furia. Si abbatt? sui numerosi nemici, solo, tra i corpi dei caduti e talmente terribile era il suo viso che molti avversari (e si dice anche alcuni tra i suoi compagni) fuggirono in preda ad un?insana follia. Coloro che ebbero l?ardimento d?affrontarlo caddero sotto i suoi colpi e nemmeno i loro cadaveri ebbero pace. Gli occhi della BiancaLama non riuscirono pi? a distinguere i nemici ma, animato da una nera collera, si abbatt? contro ogni essere, Orco o Elfo che fosse. Fu cos? che le sue mani si bagnarono per la prima volta del sangue dei suoi compagni, vittime incolpevoli di un?ira indomabile. Solo dopo molto tempo, quando ormai solo corpi senza vita celava la tormenta, la sua furia si plac? e quasi d?improvviso ogni forza parve mancargli. Barcoll? ancora per qualche tempo tra i corpi maciullati e sfregiati poich? i suoi occhi ormai pi? non vedevano. Trov? a tastoni il corpo del fratello e vicino a lui si adagi?. E laggi? il suo corpo si sop? per un tempo immemore.
In un effimero istante si ritrov? disteso sulla fresca erba mattutina e gli occhi alz? verso il cielo. Il tempo non aveva ancor cancellato l?immane sofferenza nel suo cuore? n? il vermiglio rivolo sulle sue mani.